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Classici del Giallo 1443, Reginald Hill, “Troppi suicidi”

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Reginald Hill, “Troppi suicidi”, I Classici del Giallo n. 1443, aprile 2021

Reginald Hill, “Troppi suicidi”, I Classici del Giallo n. 1443, aprile 2021

Reginald Hill, “Troppi suicidi”, I Classici del Giallo n. 1443, aprile 2021

 

E se l’accusato di omicidio in realtà… stesse cercando di salvare la vittima?

Il soprintendente Andrew Dalziel è testimone di una scena del delitto delle più classiche: un marito imprenditore con in mano la pistola fumante di fronte alla moglie colta in flagrante adulterio.

Peccato che in quel momento Andrew sia ubriaco fradicio, e che entrambi gli uomini implicati nel misfatto – marito e amante – sostengano che la donna si sia sparata da sola un colpo di pistola proprio davanti ai loro occhi, e che soffrisse da tempo di una grave depressione.

Nel frattempo, a complicare la situazione, al distretto arrivano delle lettere anonime da parte di un’altra donna aspirante suicida, che minaccia di togliersi la vita in modo spettacolare… a meno che l’ispettore Peter Pascoe non la trovi prima.

Per Dalziel e Pascoe ha inizio così una difficile indagine che li porterà a fronteggiare le più torbide passioni dell’animo umano.


Reginald Hill (1936-2012), britannico, è stato un giallista raffinatissimo, oltre che saggista e autore radiofonico e televisivo. Premiato più volte dalla Crime Writers’ Association, si è firmato anche Patrick Ruell, Dick Morland e Charles Underhill. Tra i suoi personaggi, i detective Andrew Dalziel e Peter Pascoe, protagonisti di oltre venti romanzi, e l’investigatore privato Joe Sixsmith.

 

E all’interno, il racconto “Il torrone alle mandorle di don Gavino” di Pietro Furlotti, vincitore del premio I Sapori del Giallo 2020Ecco cosa ci racconta l’autore:

Il commissario Amos Mariani è tornato. Questa volta con un caso complesso dove il questurino è chiamato a far luce sull’omicidio di un religioso che vive da eremita sulle colline dell’Appennino parmense. Un caso intricato e dai contorni oscuri che vede impegnato Mariani, tra la Pasqua e il Natale 1971, nel suo paese natio: Borgotaro. La Parma degli anni Settanta torna a fare da sfondo alle indagini di Mariani dopo i romanzi “Il Caso di Via Petrarca” e “Pescecani”. Con “Il torrone alle mandorle di Don Gavino” un giallo deduttivo, quasi scientifico, Furlotti torna a mettere l’accento sui costumi, le usanze, le abitudini, anche culinarie, di un’Italia di provincia che non esiste più.
L’ispirazione? I personaggi vengono dai ricordi di quand’ero bambino, l’ambientazione dai racconti di mio padre che ha vissuto quegli anni (io sono classe 1983). Mariani, acuto investigatore dall’animo fragile e nostalgico, è il “mio” personaggio e mi ha portato molta fortuna: una terza indagine gliela dovevo.

 

Buona lettura!

 

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